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martedì, maggio 19, 2009

Tangentopoli, repubblica e Monarchia

Voglio segnalare questo bellissimo articolo perchè molti possano riflettere e capire quanto sia meglio la monarchia della repubblica.

In questi giorni anche nel Regno Unito sono stati scoperti degli scandali che con le debite proporzioni possono essere confrontati con quelli italiani.
Innanzitutto gli scandali inglesi fanno sorride rispetto a quelli italiani, le dimensioni sono enormemente minori. Inoltre nel Regno Unito nessuno ha comprato voti in cambio di soldi o favori, non c'è un sistema corrotto di finanziamento come è successo in Italia, dove il sistema (alias repubblica) è completamente corrotto.

Altra differenza è che la Regina, preoccupata per quanto sta accadendo, chiede al primo ministro di agire con la massima severità, in Italia i presidenti della repubblica non si sono preoccupati più di tanto e non hanno chiesto altrettanto severità.
Mi ricordo ancora il "non ci sto" ....

La monarchia rappresenta il discrimine tra la Tangentopoli mai chiusa dell'Italia e quella minore che sta squassando il panorama politico britannico.

L'equilibrio del sistema politico inglese è assicurato dalla presenza della Monarchia, da un lato le parti nobili della Costituzione - la monarchia e la Camera dei Lords - servono prevalentemente a guadagnare la deferenza del popolo, mentre le parti operative - il gabinetto e la Camera dei Comuni - svolgono realmente il lavoro di governo.
Come ha scritto Bagehot, il ruolo della regina è di importanza incalcolabile e senza la sua presenza l'attuale sistema di governo inglese avrebbe vita difficile e finirebbe per crollare.
E' proprio quello che succede in Italia....

Elisabetta II non può accettare che chi governa in suo nome faccia pagare ai contribuenti anche un busta di plastica dell'Ikea da 5 pence (come ha fatto un deputato scozzese), in Italia i costi del quirinale repubblicano sono ancora top secret ...


UK/ Tangentopoli arriva anche a Londra. Ma per fortuna c’è la Regina…

Mauro Bottarelli

Con le debite proporzioni, lo scandalo per i rimborsi gonfiati - e in molti caso inventati - dei politici britannici rappresenta la versione d'Oltremanica di Tangentopoli. Se possibile, in peggio.

Per leggere al meglio la portata della crisi e prendere debitamente la temperatura al polso dell'uomo della strada, infatti, bisogna rifarsi alla rigida morale cromwelliana del Parlamento inglese: nessuno qui ha comprato voti in cambio di soldi o favori, non c'è un sistema malato di finanziamento illecito, non ci sono figli e figliastri ma c'è qualcosa di umanamente più misero: ovvero, politici che guadagnano oltre 65mila sterline l'anno che chiedono il rimborso non tanto e non solo per i lavori di ristrutturazione della seconda casa, ma per un pacchetto di cioccolatini da 65 pence.

È questo che fa indignare la gente, che monta la voglia di vendetta attraverso l'astensionismo - già cronico Oltremanica - alle prossime elezioni europee e amministrative del 4 giugno, che fa bollire le platee dei talk show politici, che - come accade a Scunthorpe - vede i cittadini passare in macchina di fronte all'elegante cottage del deputato laburista eletto in quel collegio e fare a gara per chi riesce a gridare il maggior numero di improperi.

I numeri dell'ultimo sondaggio pubblicato in Gran Bretagna non lasciano scampo: per il 64% degli interpellati i politici hanno meno integrità dopo questo scandalo e sempre per il 64% coloro i quali sono stati colti con le mani nel sacco non devono essere candidati ma bensì banditi dalla vita pubblica. I Conservatori hanno perso 6 punti percentuali, il Labour 4 mentre i LibDem ne hanno guadagnato 1: più 9 punti percentuali invece per i partiti minori, con l'Ukip al 6% e il British National Party al 4%.

La Regina stessa, nel suo incontro settimanale con Gordon Brown, si è detta tremendamente preoccupata per quanto sta accadendo e ha chiesto al primo ministro di agire con la massima severità e rapidità. E proprio la presenza della monarchia, in questo momento, rappresenta il discrimine tra la Tangentopoli mai chiusa dell'Italia e quella un po' provinciale che sta squassando il panorama politico britannico.

Secondo il padre nobile dell'Economist, Walter Bagehot, l'elemento specifico del sistema di governo, o, più precisamente, della Costituzione inglese, è proprio l'esistenza di dignified parts, di parti nobili, e di efficient parts, efficaci o, meglio, operative. Le parti nobili della Costituzione - la monarchia e la Camera dei Lords - servono prevalentemente a guadagnare la deferenza del popolo, mentre le parti operative - il gabinetto e la Camera dei Comuni - svolgono realmente il lavoro di governo.

L'equilibrio del sistema politico inglese è assicurato, in altri termini, da una manipolazione dell'immaginario collettivo che riesce a garantire il consenso della società inglese verso la classe dirigente del paese. Questo lavoro di intercettazione del consenso della nazione è svolto in larga misura dalla monarchia.
«Il ruolo della regina - scrive Bagehot ne “La costituzione inglese”-, dal punto di vista simbolico, è di importanza incalcolabile. Senza la sua presenza l'attuale sistema di governo inglese avrebbe vita difficile e finirebbe per crollare».

Mai come oggi queste parole, che sembrano scritte poche ore fa, sono vere. E questo silenzioso ruolo di reggenza e gestione si riverbera anche nell'atteggiamento responsabile, anzi civilmente alto e dignitoso, che sta tenendo in queste ora il Daily Telegraph, ovvero proprio il quotidiano che ha fatto esplodere lo scandalo guadagnando notorietà e rispetto per il proprio esempio di giornalismo investigativo. Nel commento principale dell'edizione di sabato, infatti, Charles Moore invitava a chiare lettere la gente a reclamare il proprio Parlamento e non a distruggerlo visto che «Westminster è nostro e chi ha l'onore di sederci lo fa su nostro mandato».

Insomma, non si getta il bambino con l'acqua sporca: la democrazia parlamentare britannica non è rappresentabile con quelle note spese infantilmente gonfiate ma con secoli di storia, di efficienza, di servizio del Paese. Per conto e su mandato del popolo. Oltre, ovviamente, che di Sua Maestà, il vero capo del governo, l'istituzione che conferisce al primo ministro il mandato per operare in suo nome. Ed Elisabetta II non può accettare che chi governa in suo nome faccia pagare ai contribuenti anche un busta di plastica dell'Ikea da 5 pence, come ha fatto un deputato scozzese.

Richiamando tutti al senso di responsabilità e al rispetto delle istituzione, Charles Moore citava l'altro giorno le parole di Edmund Burke nel descrivere la Rivoluzione francese: «La rabbia può abbattere in mezz'ora più di quanto si possa costruire in cent'anni di prudenza e buon senso». Per questo il ruolo della monarchia, in questi giorni turbolenti, è così importante.

Tanto che, lo dicono due sondaggi in mano al Labour e ai Tories ma tenuti debitamente sotto chiave, ora la Regina è l'unica istituzione in cui i britannici si riconoscono. Tanto che da più parti si comincia ad auspicare un governo di unità nazionale come quello che vide luce nel 1931 sotto Giorgio V durante la crisi della Grande Depressione e quella per la creazione del Libero Stato d'Irlanda a seguito della Partition. Insomma, gli inglesi si riconoscono quasi esclusivamente nella monarchia. Anzi, nella loro Regina così algida e severa ma anche capace come nessuno di capire quando il popolo ha bisogno di essere rincuorato e guidato.

Come appare lontano quel 1997 quando la morte improvvisa di Lady Diana sembrò cancellare oltre a un sogno popolare anche l'affetto della gente per questo antica ma quanto mai moderna e fondamentale istituzione. Grazie alla quale, la democrazia britannica uscirà più sana di prima dalla sua Tangentopoli. Scriveva sempre Walter Bagehot: «In un regime di democrazia parlamentare come il nostro il sovrano ha tre diritti: quello di essere consultato, quello di incoraggiare e quello di mettere in guardia. E nessuno sovrano con buonsenso ne vorrebbe altri».
Elisabetta II lo sa e si limita ad esercitare questi tre, offrendo al suo paese il più alto esempio possibile di dedizione e servizio.

Ma per fortuna c’è la Regina…

sabato, dicembre 20, 2008

Tangentopoli della repubblica

Destano sconcerto gli avvenimenti politici - giudiziari in Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Toscana, dalle quali si evince che Tangentopoli non è finita.

Io però non mi meraviglio che questi fatti accadano, anzi mi stupisce chi lo si scopra solo adesso, la novità è che finalmente anche la sinistra è coinvolta, la quale finora era riuscita arrogantemente a considerarsi la parte politica migliore.

La politica a tutti i livelli è malata, come la pubblica amministrazione, la magistratura, l’imprenditoria, i sindacati .... tutte le istituzioni.

D’altronde si vive sulla propria pelle la corruzione, il clientelismo, l’inefficienza di uno stato completamente da abbandonare e da rifare.
Ad esempio te ne accorgi quando vedi i lavori pubblici realizzati, fatti male e già disastrati appena finiti, te ne accorgi come vengono sprecati i soldi pubblici. Tangentopoli è anche il dover fare i conti con una burocrazia che soffoca i cittadini, Tangentopoli è l’ignoranza e l’incapacità degli amministratori e dei politici oppure quando capisci che le forze dell’ordine fanno finta di non vedere ciò che invece tutti vedono.

La corruzione è talmente radicata che regola il funzionamento della repubblica, ed in questa situazione tutti devono pagare il pizzo allo stato per ottenere i propri giusti diritti od interessi.

La bufera giudiziaria che ruota attorno alla figura di Alfredo Romeo non si ferma a Napoli e travolge molti politici. Infatti Romeo, si è avvalso di amicizie politiche bipartisan. Arrestato all’epoca di Mani Pulite, uscì dal carcere dopo pochi giorni accusando i politici dell’epoca di avergli estorto del denaro, venne condannato in appello con l’accusa di corruzione a 2 anni e sei mesi. La sentenza però non è mai stata definitiva e nel 2000 è stata prescritta in Cassazione.

La Romeo Immobiliare era diventato snodo fondamentale degli appalti non solo a Napoli ma in molte città come Milano, Venezia, Roma.
Come hanno accertato gli inquirenti, il gruppo Romeo ha una rete di relazioni molto capillare, arrivando anche alla manutenzione del Quirinale, del Senato e del ministero dell’Economia.
lastampa

Ora se addirittura la manutenzione del Quirinale – tra l'altro i costi della gestione del palazzo presidenziale sono top secret - è affidata ad imprenditori accusati di corruzione, mi fa pensare ad una battuta sgradevole ma che rappresenta l'oligarchia di questa repubblica : il più pulito ha la rogna.

Fino a quando gli italiani sopporteranno tutto questo?