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domenica, aprile 03, 2011

Elezioni presidenziali, guerra civile in Costa d'Avorio

Nella repubblica di Costa d’Avorio c’è una guerra civile scatenata dalle elezioni presidenziali del novembre 2010.


La Costa d'Avorio è una repubblica presidenziale e già fra il 2002 e il 2004 ci fu una guerra civile in seguito ad una rivolta nel nord guidata da Guillaume Soro, che accusava il presidente Gbagbo di essere un dittatore.

Adesso gli scontri armati hanno già provocato molte vittime tra la popolazione civile, ormai si combatte strada per strada e c'è un vero e proprio esodo di massa.
Intanto l'Amnesty International ha denunciato che i civili ivoriani rischiano di subire massicce violazioni dei diritti umani e che la Costa d’Avorio si trova di fronte ad una grande crisi umanitaria.

La commissione elettorale proclamò la vittoria di Ouattara ma il giorno successivo, il Consiglio Costituzionale invalidò il risultato, proclamando vincitore il presidente in carica, Gbagbo, che ha quindi decise di rimanere al potere.

La comunità internazionale (soprattutto USA e Francia) ha riconosciuto la vittoria di Ouattara che fu protetto dai caschi blu dell’ONU.
La Francia, Stati Uniti e l’Onu hanno invitato Gbagbo a farsi da parte ma lui non solo si è rifiutato ma ha ordinato ai peacekeeper delle Nazioni Unite di lasciare il paese.

Non è la prima volta che le elezioni presidenziali causano una guerra civile, e quando la differenza di voti tra i candidati è piccola oppure le elezioni sono considerate pilotate o falsate, le fazioni politiche cercano di conquistare la vittoria con le armi e la violenza.

In una Monarchia è impossibile che il Re possa causare una guerra civile, il Re unisce il Popolo, al contrario di un presidente che invece lo divide.
Le elezioni presidenziali sono molto pericolose per uno stato perché il popolo è costretto a dividersi, votando un candidato o un altro.
Un presidente non è mai il presidente di tutti, ma solo di coloro che lo hanno votato , e le persone che hanno votato altri candidati hanno perso e sanno che il nuovo presidente dovrà favorire la fazione politica che lo ha appoggiato.

martedì, aprile 27, 2010

Austria, elezioni presidenziali

Alle elezioni presidenziali austriache meno della metà dei cittadini (49,17%) si é recato a votare.
La bassa partecipazione alle elezioni presidenziali ha innescato polemiche e i timori sul sentimento di stanchezza provato dagli austriaci nei confronti della politica e delle istituzioni repubblicane.

Il titolo sul giornale Die Presse, vicino ai conservatori, era: ''La maggioranza assoluta va agli astensionisti''; sul Kronen Zeitung ''sciopero degli elettori''.
Tutti i quotidiani hanno sottolineato che l'affluenza al voto é stata la peggiore registrata dal secondo dopo guerra (ad eccezione delle elezioni europee).

Secondo alcuni le ipotesi della disaffezione sono l'assenza di un reale candidato d'opposizione e il fatto che il ruolo del capo dello Stato in Austria, nonostante venga eletto direttamente dai cittadini, è essenzialmente onorifico.
In effetti i punti sopra citati hanno allontanato molti cittadini dalle urne, ma ritengo che si evita di fare ulteriori considerazioni.

Innanzitutto se il ruolo del capo di stato é onorificato a questo punto é meglio un Re piuttosto di un presidente, si risparmiano soldi pubblici (le elezioni presidenziali sono costose) ma soprattutto si ha l’enorme vantaggio di avere un capo di stato superpartes che rappresenta davvero tutti i cittadini. Proprio perché non é eletto e non fa politica, non si può attaccare politicamente il Re, pregio che ovviamente un presidente non può avere, visto che é un politico imposto dai partiti.

Inoltre questa disaffezione svela la presunzione che con il presidenzialismo si possa avere un capo di stato che rappresenta tutti i cittadini: non è vero.
La rielezione ampliamente prevista del socialista Fisher, votato dal 78% dei votanti, é vista come un trionfo ma se si tiene conto che solo il 49,17% è andato a votare, il presidente é stato scelto solo dal 39% degli austriaci.

Inoltre quest'elezione è stato un caso eccezionale, di solito un presidente é eletto non più che dal 50-55% dei votanti e quindi con una bassa partecipazione lui rappresenta solo il 20-25% della popolazione.

Come si può sostenere che un presidente della repubblica votato da una minoranza possa essere il capo di stato di tutti?

Fischer ha vinto il secondo mandato di 6 anni, non perché era il migliore ma perché era il candidato più famoso e conosciuto, in fondo per paura di avere come capo di stato uno sconosciuto hanno preferito confermare quello già in carica.
In un libro del politologo Norbert Leser c’é un capitolo dedicato a Fischer (allora non ancora presidente della repubblica) intitolato:L’artista della sopravvivenza.
Questa analisi fotografa la realtà: non esiste uomo politico, forse in tutto il mondo, che come Fischer abbia potuto sopravvivere per quasi 40 anni in Parlamento e soprattutto per 25 anni nella carica di vicesegretario del Partito socialdemocratico. La sua forza é essere riuscito a convivere e a collaborare con tutti i segretari succedutesi in questo arco di tempo, l’abilità di scansare le grane, l’essere amico di tutti e nemico di nessuno.

Inoltre c’é un altro inquietante aspetto, infatti in Austria c’era il rischio che il presidente della repubblica potesse essere una persona di simpatia neonazista (la candidata della destra radicale Barbara Rosenkranz).

Comunque i cittadini, pur potendo eleggere direttamente il capo di stato (da molti considerato il sistema migliore), hanno preferito non andare a votare.

A questo punto, non é meglio la Monarchia piuttosto che spendere tempo e denari per avere un presidente della repubblica votato solo da una minoranza e quindi di parte e che non interessa ai cittadini?

venerdì, febbraio 26, 2010

politica elezioni democrazia sanremo

Meno male che ci sono gli intellettuali snob di Fare Futuro (FF) che ci insegnano la democrazia e la politica.
A margine del televoto di Sanremo, dove si è rivisto il mal vizio repubblicano di falsificare i risultati dei voti degli italiani, FF si affanna a dire che le polemiche di Sanremo non hanno nulla a che fare con la democrazia.

FF teme che la dietrologia (inevitabile visto che nella repubblica italiana non c’è trasparenza) possa indebolire l’immagine non certo esaltante dello stato repubblicano e quindi decide di rassicurarci che la repubblica è un stato democratico che garantisce la sovranità popolare.

Nel preambolo FF fa un breve accenno alla correlazione tra i brogli del referendum del 1946 con quelli di Sanremo del 2010 (quindi non esclude che nel 1946 ci furono brogli) e che non obbligherà Filippo Rossi (collaboratore di FF) allo sciopero reattivo della fame se casomai il Principe dovesse diventare il vincitore di Sanremo (primo della finale aveva promesso lo sciopero della fame se avesse vinto il Principe).
Anche qui le solite promesse da politici...

Tornando al tema, FF teme che dagli evidenti brogli della votazione della canzone si possa concludere che ci sia una dura contrapposizione tra la élite e il popolo, tra competenti e sovranità delle masse.

Io ho idee completamente opposte.
Innanzitutto i termini casta e oligarchia si usano solo quando in uno stato la distanza tra popolo e nomenklatura è un fatto conclamato.

Inoltre è altrettanto chiaro che la nomenklatura repubblicana si è sempre più allontanata dai cittadini, ad esempio la mancanza di preferenza e il maggioritario sono leggi elettorali che tolgono o riducono le scelte ai cittadini.

Ma il punto centrale è quando FF sostiene di non confondere la votazione sanremese con una specie di pronunciamento popolare autentico e lo fa basandosi sul fatto che non ha votato il popolo ma solo una tifoseria che esprime le proprie preferenze musicali.
Quindi al massimo la contrapposizione sarebbe tra élite e tifosi.

Se si applica questa tesi anche alla Politica (un passaggio ovvio) ne consegue che anche i politici sono votati dalla tifoseria dei partiti e quindi la Politica verrebbe essere delegittimata.
Visto che l'elezione politica più importante è quella presidenziale allora anche il presidente della repubblica, eletto direttamente dai cittadini (il sistema preferito da FF), non sarebbe il capo di stato del Popolo ma solo di chi lo vota, il presidente della repubblica è l'emblema della tifoseria politica e quindi una persona che invece di unire divide gli italiani.
Insomma la tesi di FF ci fa scoprire che in una repubblica il capo di stato è sempre di parte e che non è il super partes.

Quindi se non si può caricare su Sanremo ragionamenti sulla democrazia (in ogni caso i brogli sono un segno di uno stato oligarchico), lo stesso ragionamento applicato alla Politica ci fa giungere alla conclusione che solo il Re è il capo di stato di tutti proprio perchè non eletto e quindi super partes.

Link
Fare Futuro

lunedì, novembre 02, 2009

repubblica presidenziale afgana


A cause delle frodi elettorali su grande scala avvenute nel primo turno delle presidenziali e per timore di ulteriori brogli, Abdullah ha deciso di ritirarsi dal ballottaggio delle presidenziali del 7 novembre .
In una conferenza stampa a Kabul, ha affermato : “Le mie richieste sono state respinte, ora un’elezione trasparente è impossibile”.
Peraltro Abdullah non ha chiesto ai propri sostenitori di boicottare il voto, li ha lasciati liberi di decidere se recarsi o no alle urne e vietando loro di organizzare manifestazioni di piazza.

Questo ritiro pone un serio problema di legittimità per il governo del presidente uscente, Karzai, ma anche dimostra quanto sia fragile ed ingannevole il sistema repubblicano presidenziale.

La repubblica afgana si trova di fronte a un totale fallimento:
1) se il ballottaggio non dovesse tenersi e dalla luce delle numerose frodi (il 25% dei voti annullati) del primo turno elettorale Abdullah potrebbe rifiutarsi di riconoscere l’autorità del presidente;
2)è probabile che la partecipazione al secondo turno sia talmente bassa da inficiare comunque la legittimità del voto;
3)l’unica investitura ricevuta da Karzai, rimasta sarebbe i brogli del primo turno elettorale.

Inoltre il ritiro di uno dei candidati non era stato previsto e quindi a rigore di Costituzione afgana, il ballottaggio dovrebbe tenersi comunque, sulla pelle dei poveri afgani che andranno alle urne quasi inutilmente e con il rischio addirittura di essere uccisi dai talebani.
In questa esplosiva situazione, i talebani sono i maggiori beneficiati dall’attuale crisi politica, che intanto sono tornati a minacciare chi parteciperà a ballottaggio presidenziale in Afghanistan.
Incuranti del ritiro del candidato Abdullah dalla corsa elettorale i fondamentalisti hanno lanciato l’intimazione : «Non permetteremo un pacifico secondo turno, aumenteremo gli attacchi e faremo in modo che le elezioni si trasformino in un fallimento».

La repubblica afgana gode di scarsissima legittimità.
Tra parentesi il fratello di Karzai è accusato di essere, contemporaneamente, un narcotrafficante e sul libro paga della Cia !!

Anche a livello internazionale la situazione afgana sfiora ormai il disastro, anche Casa Bianca non sa cosa fare, ed in queste condizioni viene spontaneo chiedere cosa servono tutti quei soldati inviati in Afghanistan se non riescono a garantire le elezioni.

Come è già scritto, la Costituzione afgana non lascia spazio a soluzioni alternative che non siano quella di far svolgere comunque un secondo turno, nonostante fosse stata proposta anche la celebrazione di una nuova Loya Jirga con la partecipazione anche dei talebani più moderati.
Ebbene adesso la Commissione elettorale è andata contro la costituzione, che obbligava andare al voto, ed ha annullato il ballottaggio proclamando presidente della repubblica Karzai.

Anche l'ONU ha accettato quasi con soddisfazione la scelta del governo afgano perché temeva ulteriori attacchi suicidi, dopo quello della scorsa settimana a Kabul che aveva provocato la morte di cinque dipendenti stranieri dell'ONU.

I sostenitori della repubblica affermano che il pregio della repubblica è che il popolo, attraverso le elezioni, può scegliere il presidente.
A parte il fatto che il popolo può solo scegliere i candidati imposti dai partiti, la proclamazione di Karzai come presidente della repubblica senza voti fa scalpore, perché annulla il punto più qualificante della repubblica, e cioé l’elezioni.

Di fatto la repubblica ha cancellato la sovranità popolare, ed è davvero scandaloso che nessuno sottolinei questo.
Quando finirà l’ipocrisia repubblicana?

Un altro pasticcio repubblicano, in salsa afgana, è stato confezionato, l’esito finale era inutile anzi dannoso e quindi la nomenklatura ha annullato le elezioni ed ha proclamato Karzai vincitore delle elezioni presidenziali e considerato capo di Stato eletto.
Con arroganza addirittura si aggiunge l’aggettivo “eletto” ad un presidente che non è stato votato!

Di fronte a quello che avviene in afganistan si dovrebbe concludere che la repubblica presidenziale è un fallimento....
In realtà il presidenzialismo, applicato negli Stati Uniti e considerato da molti il modello da seguire, non garantisce la “democrazia” ma piuttosto è un modo con il quale l’oligarchia repubblicana cerca di raggiungere la legittimazione per mantenere il Potere.

Contro il pasticcio della repubblica presidenziale
Esiste però un altro sistema che almeno é in grado di limitare i gravi problemi che possono arrivare dalle elezioni: la monarchia costituzionale!
Infatti in una monarchia il capo di stato non dipende dalle elezioni e non appartiene alla oligarchia della classe politica.
Se, ad esempio, in Afghanistan ci fosse un Re adesso, nonostante il fallimento delle elezioni, il popolo avrebbe ancora il capo di stato come punto di riferimento.
Inoltre di sicuro le elezioni si svolgerebbero in maniera normale in quanto il sovrano garantirebbe la continuità dello stato.

La situazione afgana evidenzia che in una repubblica la lotta tra i candidati alimenta lo scontro tra la popolazione che può deligittimare anche il capo di stato.
In una repubblica lo scontro politico coinvolge anche il capo di stato, che invece dovrebbe essere al di sopra delle parti.

Adesso gli afgani avranno un presidente della repubblica eletto senza elezioni, considerato legittimo dalla nomenklatura e dagli stranieri che lo hanno invaso.
Dov'è la sovranità popolare?

Non era meglio una monarchia invece del pasticcio repubblicano?

mercoledì, novembre 05, 2008

Obama, Usa, politica, Italia


E’ scoraggiante vedere questo assurdo affanno nel salire sul carro dell’ultimo vincente.
Addirittura c'è qualcuno che considera Obama come un nuovo mosè.
Incredibile.

Forse l'unica spiegazione è che ci si illude di avere un paese migliore votando un nuovo presidente.
Ma non ci si sente forse sempre insoddisfatti dell'operato svolto dai precedenti presidenti?

Quando si esagera a lodare un uomo, che tra parentesi fino a poca tempo fa non si sapeva neanche l’esistenza, significa che una forza irrazionale ci sta impedendo di ragionare con la nostra testa.

L'arte di saltare sul carro vincente è una specialità degli italiani ed infatti molti politici interpretano le elezioni americane per avere dei vantaggi.
La sinistra considera la vittoria di Obama come una rivincita della precedente sconfitta politica; la destra sembra soddisfatta della sconfitta di McCain, erede di Bush.
Ridicoli.
La destra e sinistra sono già in ginocchio davanti al nuovo Mosè?

Finora di Obama si sa solo che è un nuovo politico che per le elezioni ha speso più di tutti gli altri precedenti presidenti e che, come tutti gli altri, ha illuso gli amercani con tante belle promesse.

Bisognerà aspettare un pò per dare un giudizio ad Obama, vedremo nel concreto come si comporterà.

martedì, ottobre 28, 2008

complotto obama, elezioni USA, naziskin


Il network televisivo FoxNews ha dato notizie che gli investigatori federali americani sono riusciti a sventare un complotto per assassinare il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e uccidere numeosi afroamericani, messo a punto da due presunti neo-nazisti skinheads.
I due giovani, Daniel Cowart e Paul Schlesselman, sono stati arrestati con l’accusa di possesso illegale di fucili a canne mozze. Ma secondo i procuratori del governo federale americano avevano un piano di compiere un massacro 102 afroamericani e di Obama.

A quanto si legge dalle informazioni che arrivano dalla blogosfera, il piano di questi due terroristi era questo :
1. recuperare l’arsenale svaligiando un'armeria;
2. coinvolgere un'amica per aiutarli al furto (poi andato male perchè abbandonati dall’amica);
3. prima di uccidere Obama dovevano uccidere 102 afro americani;
4. di questi afroamericani 14 dovevano essere decapitati;
5. il numero 102 = 88 + 14 non è casuale, 88 per evocare HH (Heil Hitler) e 14 come il conteggio delle parole del motto ariano "We must secure the existance of our people and a future for white children";
6. fatto questo, senza sapere come e quando, si sarebbero dedicati a Obama;
7. uccidere Barack e decapitarlo, se possibile;
8. eventualmente essere pronti al martirio.

Molto probabilmente state pensando che è tutto uno scherzo. Invece no. Pur se siamo nel piano dell'irrealtà questa notizia è vera.

In ogni caso stupisce che una notizia del genere possa avere avuto tanto spazio nei mass media ed infatti molti siti USA riportano la notizia accanto alla campagna elettorale presidenziale.
D’accordo che i giornali e TV cercano solo scoop, ma c'è sempre un limite a tutto, questa ricerca di notizia spazzatura è assurda.

Di fronte a così tanta fantasia rimango molto perplesso.
Non è per caso che questo complotto è stato, in qualche maniera, aiutato ad arte da qualcuno per condizionare l’esito delle prossime elezioni presidenziali ?

Rimane da chiedersi come è possibile che Stati Uniti possano aver tremato per il delirio di questi due ragazzi.

Visto che stiamo discutendo al limite della realtà, a questo punto ecco la mia interpretazione fantasiosa di questa notizia.

Questo complotto è un film divertente ideato da un registra alle prime esperienze che spera di diventare famoso realizzando un film d'azione sfruttando la grande popolarità delle elezioni presidenziali americane.
Dalla sceneggiatura del film si vede la potenza mondiale USA tremare per colpa di un gruppo di naziskins che seguono gli ordini di due spietati terroristi, che credono nella superiorità della razza bianca e quindi non sopportano avere un presidente di colore nero.
Il piano è diabolico e ben studiato, ma come finiscono quasi sempre i film, il bene vince sul male e così la polizia e l’FBI riescono a sventare il complotto di uccidere Obama.
Alla fine Obama diventerà il primo presidente degli Stati Uniti di coloro nero.
E tutti vissero felici e contenti....the end

lunedì, ottobre 27, 2008

Elezioni presidenziali USA, denaro e scandali


Mentre lo spettro della recessione pesa su tutti i mercati finanziari, negli USA è scattato il conto alla rovescia per l’elezioni presidenziali del prossimo 4 novembre e paradossalmente si scopre che le elezioni presidenziali e il rinnovo del Congresso Usa saranno le più costose della storia, in totale si spenderanno 5,3 miliardi di dollari.
Secondo stime del Center for Responsive Politics - organizzazione specializzata nell’analisi dei costi della politica - 2,4 miliardi sono stati investiti solo per conquistare la Casa Bianca, Barack Obama e John McCain da soli hanno raccolto e speso più di un miliardo di dollari, raddoppiando la raccolta di fondi fatta nel 2004 e triplicando quella del 2000.

E' significativo che i maggiori finanziamenti arrivano dai settori (finanziari, assicurazioni e immobiliari) che hanno causato la crisi finanziaria negli USA.

Le presidenziali americane mettono bene in risalto quanto sia assurdo il sistema repubblicano.
Stupito dalla ipocrisia e spreco di denaro, arrivo addirittura a pensare che gli intrallazzi che assistiamo ogni 7 anni per l’elezione del Quirinale sono più seri di quelle americane.

Per quanto riguarda i Democratici nei mesi precedenti Lady Clinton e Obhama hanno speso decine di milioni di dollari e fatto di tutto per prevalere l’uno sull’altra, bene alla fine li abbiamo sorridere insieme.
Non potevano mettersi d'accordo prima e risparmiare denaro pubblico ?

Sulla sponda dei Repubblicani molti scandali rischiano di pregiudicare le ambizioni presidenziali del candidato John McCain.
Risulta che i repubblicani hanno dovuto sborsare 150 mila dollari solo per l'abbigliamento, il trucco e parrucchieri della governatrice dell'Alaska, Palin, la quale a quanto pare preferisce fare shopping sfrenato nei più esclusivi grandi magazzini d’America.
Come se non bastasse dopo il Fashion-gate arriva anche un Travel-gate, tempo fa da governatrice dell'Alaska, la Palin mise a carico dei contribuenti biglietti aerei e lussuose camere d'albergo per le tre figlie, facendo pagare allo Stato Usa decine di migliaia di dollari.

Queste spese ingiustificabili sollevano addirittura interrogativi sulla loro legalità tra gli esperti di finanziamenti elettorali.
Inoltre questi scandali hanno peggiorato i rapporti tra McCain e Palin, adesso ambedue si sentono traditi, molti americani sono convinti che lei non era all'altezza di ricoprire questo incarico.

John McCain ha attaccato il suo rivale Barack Obama, perchè ha raccolto la cifra record di 150 milioni di dollari in donazioni per la sua campagna, ed ha addirittura parlato di rischi di corruzione, evocando gli scandali che travolsero Richard Nixon.
McCain ha detto che Obama sta totalmente infrangendo qualsiasi idea per mantenere i costi e le spese di una campagna elettorale sotto controllo, aggiungendo che si dovrà in qualche maniera rimediare a questa nuova ondata di spese.

Per difendersi Obama ha affermato che non fa nulla di illegale e che la storia ci dimostra che quando quantità illimitate di denaro entrano a far parte delle campagne politiche, questo porta a scandali.
In effetti Obama probabilmente non fa nulla di illegale, piuttosto è riuscito a raffinare e modernizzare il modo di raccogliere il denaro messo in palio dal sistema repubblicano, in particolare sta raccogliendo soldi on line, usa internet per trovare altri fondi.

Il presidenzialismo impone un’aspra competizione sia all’interno dei due partiti e sia tra i due candidati finali alla Casa Bianca e questo inesorabilmente lievita i costi della politica.
A parte il fatto che la politica dovrebbe sempre costare il meno possibile, non dovrebbe pagare troppo sui contribuenti, c’è un ulteriore fattore negativo.
Infatti il candidato per vincere, non deve avere il migliore programma politico o essere il più esperto, deve avere a disposizione più soldi dell’avversario per convincere gli americani a votarlo, enorme risorse finanziarie ed un marketing vincente ed il gioco è fatto.

C'è da considerare che coloro che hanno investito enormi somme di denaro per fare vincere un politico, non lo fanno per la gloria ma per avere grandi vantaggi, in seguito il presidente dovrà in qualche modo ricambiare i favori a danno dei veri interessi degli americani.

Quindi il sistema repubblicano non solo non controlla e limita le spese del suo apparato ma le alimenta, e le elezioni presidenziali americani lo dimostrano ampiamente.

La repubblica italiana, famosa per gli sprechi ed inefficienze, da tempo sta guardando con maggiore interesse il sistema americano, molti politici vorrebbero importarlo in Italia e, conoscendo l’andazzo, sono convinto che lo fanno per aumentare le spese già esorbitante.

Di fronte a tanto squallore e a tanta manifesta ignoranza di un sistema repubblicano assurdo si fa sempre più forte l’invidia per quei popoli che rifiutano questo sistema e si sentono uniti intorno ai loro Sovrani.
La Monarchia è preferibile alla repubblica.

La repubblica è il sistema più adatto per fare gli interessi della partitocrazia e delle multinazionali, osservando il mondo ci si rende conto quanta ingiustizia e spreco rappresentano le repubbliche, inficiando il corretto funzionamento dello Stato e minando anche la libertà dei cittadini.
Mi auspico che anche i repubblicani riflettano.

giovedì, aprile 19, 2007

repubblica pubblicitaria

repubblica francese

Il fatto che le elezioni presidenziali francesi ispirano la pubblicità dimostra i limiti del sistema repubblicano.
Infatti significa che la repubblica è in fondo un business, dove la scelta del capo di stato repubblicano è influenzata anche dalla pubblicità, dai soldi, da immagini osè, dai reggiseni sexy, dalla pizza, dai detergenti....
Dai prodotti pubblicitari inevitabilmente si giunge alla ironia, alla mancanza di rispetto per la repubblica.
D'altronde non mancano certi motivi più validi per criticare il sistema repubblicano.

Inoltre c'è anche lo spot di una nota marca di biancheria intima femminile (reggiseno), dove una donna dallo sguardo provocante e in posizione lasciva, dice : Con me, nessun astenuto.
Visto che secondo i sondaggi il 42% degli elettori è ancora indeciso su chi votare, ho l'impressione che la repubblica francese per diminuire l'astensionismo ha in un certo senso spinto, autorizzato questo spot, o perlomeno si è sola compiaciuta ...

Ripeto : la Monarchia è meglio della repubblica!!

Francia, le elezioni ispirano la pubblicità Dai reggiseni sexy («Con me nessun astenuto») alle «pizzadenziali»: così le presidenziali influenzano gli spot

PARIGI – Dai reggiseni sexy alle assicurazioni, passando per le pizze e i detergenti. In Francia, le elezioni ispirano pubblicitari e aziende che
sfruttano il periodo elettorale per vendere prodotti con slogan presidenziali. In fondo, lo scopo finale è quasi lo stesso e l'ironia non guasta mai.

ASTINENZA - Una nota marca di biancheria intima femminile promuove un reggiseno contro l'astensionismo. La candidata, una modella bionda dallo sguardo provocante e in posizione lasciva, annuncia: «Con me, nessun astenuto», oppure «finalmente una candidatura ben sostenuta». Efficace.

MOZZARELLA - «Voglio ridare dignità ai funghi, al prosciutto cotto e alla mozzarella» è il programma di una delle quattro candidate della Domino's Pizza che si contendono le "pizzadenziali": pizza regina, pizza margherita, pizza stravagante e quattro formaggi.

BARBA - Tre partiti lottano per l'Eliseo dello yogurt: il Collettivo per i fusi del cioccolato, il Fronte di liberazione dei sapori e l’Unione per la Repubblica dei golosi. Si vota via Internet. Tre candidati si battono per il "No alla dittatura della rasatura tradizionale". Tre stili (free style, rasatura simmetrica e sexy), una marca: lamette Wilkinson.

AIDS - Più seriamente, tutti i principali candidati (salvo Le Pen) si sono prestati a sostenere la campagna di sensibilizzazione per la lotta all'Aids. La foto del presidenziabile è accompagnata da una domanda che non lascia scampo: «Votereste per me se fossi sieropositivo?».

VIDEO - Ikea e Pagine Gialle hanno optato per spot video, diffusi anche via Internet. Il gruppo svedese da ottobre chiede ai francesi di votare Ikea, "per dire sì al cambiamento». L'elenco telefonico si affida invece a spietati imitatori di Royal, Sarkozy e Bayrou, tic e manie incluse. L'assicuratore Maaf infine garantisce a tutti una salute buona, un ambiente sano, più potere d’acquisto, una pensione certa e strade più sicure. Come? Basta sottoscrivere la polizza.

ILCORRIEREDELLASERA