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martedì, settembre 30, 2008

Capitalismo, banche, USA, globalismo


Dopo il crollo delle due torri gemelle, avvenuto l’11 settembre, un’altra data fatale per l’USA, il 29 settembre la crisi di Wall Street e della Politica Americana.

Il piano di salvataggio finanziario predisposto dalla Casa Bianca e dal Tesoro è stato bocciato dal Congresso.
Il piano è stato un regalo agli istituti finanziari o una decisione per evitare un crack mondiale?
Ha prevalso il no in quanto l'ala conservatrice del congresso più vicino al capitalismo ha considerato il piano troppo simile al socialismo che altera radicalmente le regole del mercato.
Visto che ambedue i candidati alla Casa Bianca,McCain e Obama, avevano visto positivamente il piano di Bush, e che il rifiuto del Congresso è stato bipartisan, si deve concludere che la notizia rappresenta la sconfitta degli Stati Uniti e non solo di Bush.
Ci troviamo di fronte al fatto che la credibilità politica degli Stati Uniti è in profonda crisi e questo per diversi motivi.
Intanto si rileva una divisione trasversale all’interno del Congresso, questa volta i repubblicani e democratici non lottano tra loro per due modi diversi per risolvere la crisi, ma la politica nel suo complesso non sa come procedere per stabilizzare e tranquillizzare il Mercato.
Inoltre questa divisione e mancanza di strategia politica indebolirà ulteriormente la società americana.

Stiamo assistendo un momento storico, per la prima volta gli Stati Uniti non riescono più a controllare o a gestire i flussi finanziari delle borse.
La crisi stravolge non solo l’economia e le Borse mondiali ma, ancor di più, la politica americana, per gli USA si apre un periodo nero, tra i peggiori della storia americana.

Dopo l’attacco terrorista islamico che ha terrorizzato gli USA, colpita per la prima volta a casa loro, adesso gli americani perdono anche la certezza che il mercato possa sempre crescere e comunque migliorare la società , sta crollando la filosofia – se non addirittura la fede – sulla quale si base la società americana.

Anche se la situazione non è certamente paragonabile, colpisce, e non è un caso, che dopo la caduta dell’Urss, anche l’USA stia vivendo un periodo di decadenza.
D’altronde molti imperi sono crollati durante la Storia e quindi era un errore di presunzione pensare che quello americano non potesse finire mai.

Quello che rende inquietante la situazione è il profondo legame tra il Mercato e gli Stati Uniti d’America, infatti lo stato dove ha trionfato il capitalismo adesso si trova in difficoltà finanziarie, gli americani si stanno impoverendo, banche importanti sono fallite....una disfatta.

Riflettendo bene, la simbiosi tra Usa e Mercato - ciò che caratterizza gli USA dal resto del mondo - fa capire perchè la politica americana sia divisa trasversalmente in un momento delicato ed importante come le elezioni presidenziali : per gli Stati Uniti una vera crisi finanziaria a maggior ragione colpisce la politica.
E’ la prima volta che si elegge un presidente in un periodo di recessione e di crisi politica così evidenti.

La Storia stupisce o meglio gli uomini non sanno prevedere il futuro, ed in questo caso gli americani si illudevano che dopo la caduta del comunismo e l’avvento del Mondialismo avrebbero dominato il mondo.
Non sarà cosi, la Nuova Era cambierà tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti che invece pensavano di essere immuni dal terremoto causato dal Globalismo.

Come uno scherzo del destino, lo stato del capitalismo sta spegnendosi. Adesso gli USA dovranno rivedere molti suoi piani, probabilmente dovranno limitare gli interventi militari per aver più soldi per difendere i risparmi degli americani e per evitare che nascano gravi problemi sociali.

Dobbiamo riflettere seriamente, il mondo sta cambiando velocemente e già si intravedono nuovi e inediti orizzonti.
Forse, dopo esserci finalmente liberati del comunismo, dobbiamo fare altrettanto del capitalismo ?
Vedremo. Sarebbe opportuno diminuire la pressione dei grandi gruppi finanziari sulla politica, eliminare il mercato fittizio da quello reale, ma sarà molto difficile visto che il globalismo è stato ideato proprio dall'Alta Finanzia e che l'America è dominata da una forma di dirigismo bancario.

La politica economica e finanziaria dovrebbe essere in funzione dello sviluppo comune del paese, dei corpi sociali e delle persone.
Per raggiungere questo obiettivo bisogna respingere sia il capitalismo - fonte di sfruttamento economico ed espressione di una concezione anticristiana della vita - sia il comunismo - strumento di tirannide, di povertà economica, di miseria spirituale - mera sostituzione del capitalista-Stato al capitalista-privato.
Non si deve dimenticare la comune matrice culturale (materialista) nel capitalismo e nel comunismo che entrambi riducano l'uomo a lavoratore o consumatore.

Inoltre dobbiamo liberarci della visione illusoria che la cosiddetta democrazia inserita in un mercato globale fosse portatrice di benessere.
Prima di tutto bisogna riconosce che la crisi è sistemica e per trovare la strada giusta si deve ritornare alla Tradizione, intesa come la società in accordo con l’Uomo e la Natura.

mercoledì, settembre 24, 2008

Scandalo dei semafori truccati


Gli italiani sanno bene che la tassazione è eccessiva, che i servizi forniti spesso sono insufficienti e che il rapporto costi/ricavi non è favorevole visto che nonostante l’alta tassazione i servizi rimangono ad essere scadenti.
A questa situazione gia difficile da sopportare, ogni tanto si scoprano altri soprusi, l’ultimo è quello a danno degli automobilisti, infatti alcuni comuni (ma lo scandalo si sta allargando in tutto il paese) hanno truccato i semafori per migliorare i propri bilanci.

Oltre che sperare che i responsabili di questa associazione a delinquere - politici, imprenditori , vigili ...– vadano incontro alle punizioni previste, io mi chiedo perché si è creata questa situazione.
Evidentemente se molti comuni dimenticano di essere al servizio dei cittadini, se c’è un’affannata ricerca da parte delle amministrazioni locali di recuperare denaro si conclude che siamo vicini al fallimento finanziario (e non solo ..) dello stato.

Inoltre la situazione sociale-economica-politica è profondamente diversa dal passato, la repubblica non può più aumentare ulteriormente la tassazione (già a livelli alti), c’è una crisi finanziaria mondiale in corso, molti italiani si trovano in difficoltà economiche, il globalismo impone l’Italia a competere con altri Stati più forti ed efficienti, ci sono delle regole internazionali da rispettare, ecc.....
Ecco allora che per mantenere il potere, per difendere i privilegi adesso le istituzioni sfruttano il popolo addirittura con i semafori.
Ma questo non è un caso isolato!
In questa stessa logica ci sono gli autovelox posizionati e nascosti dappertutto, il pagamento dei parcheggi nelle zone blu, ormai allargate a macchia d’olio in tutta la città, insomma, come si suol dire, si sta grattando sul fondo del barile.

Si rimane davvero sgomenti e sconcertati vedere che le nuove tecnologie servono per assicurare denari ai Comuni anziché garantire la sicurezza stradale, a quanto pare le multe per l’inosservanza della segnaletica sono la quinta entrata per le casse dei Comuni, da qualche parte ho letto che gli automobilisti spendono in multe più di 1 miliardo di euro l’anno nei soli capoluoghi.
Evidentemente i bilanci dei comuni sono in rosso e le multe sono proventi importanti per le istituzioni locali che servono anche per perpetuare un sistema abnorme e clientelare.

Non si deve dimenticare che quello che avviene a livello locale succede anche a livello centrale.
A livello centrale ci sono i privilegi parlamentari, i costi top secret ed altissimi del Quirinale, ... a livello locale i Comuni alzano le tasse (ICI) e truccano i semafori ...
Infatti la repubblica italiana è diventata un sistema oligarchico suddiviso in caste – dei politici, sindacati, imprenditori, magistrati, intellettuali – che sfruttano il povero popolo per perpetua il controllo del potere.
E' il sistema repubblicano nella sua globalità che non funziona, si è ormai perso il buon senso ed il bene comune della nazione e quindi è inevitabile la degenerazione generale.

Lo scandalo dei semafori truccati riscontrato in tanti Comuni mi fa riflettere sul federalismo.
Dal punto di vista teorico il federalismo può avere dei fattori positivi, ma temo che quando si inserisce il federalismo in uno stato oligarchico suddiviso in caste il risultato finale sarà quello di avere un aumento dei privilegi e delle tasse.

Alcuni links:
blogosfera
larepubblica
asca
ilgiornale

domenica, settembre 21, 2008

Fallimento Alitalia e della repubblica


Dopo l’assenso della Uil, Cisl e Ugl ed il mancato accordo con la Cgil ed i piloti, la Cai ha ritirato l’offerta e quindi l’Alitalia è sull’orlo del fallimento.
Il giocattolo Alitalia si è rotto a pezzi e forse non poteva che finire così, visto che era strattonato dalle caste che pullulano in questa repubblica, quella dei politici dei sindacali e degli imprenditori.
Ieri si è imposto il ricatto della casta dei piloti e la prepotenza Cgil, sindacato a servizio della sinistra, un partito piuttosto che rappresentate degli interessi dei lavoratori.
D’altronde i governi della repubblica italiana sono sempre stati condizionati dai sindacati, altra grave anomalia della repubblica italiana, e questa volta la CGIL ha colpito duramente il governo di berlusconi.
E' evidente la svolta politica della Cgil e lo strapotere di alcune categorie di lavoratori (i piloti) che sono i corresponsabili del carrozzone Alitalia che si trascina ormai da decenni, migliaia di miliardi di vecchie lire buttati via.

Le dichiarazioni a caldo di alcuni politici denotano incredulità, smarrimento e impotenza politica.
“Siamo di fronte al baratro, colpa di CGIL e piloti, ma anche colpa di una certa parte politica” (berlusconi)
"se siamo arrivati fin qui Berlusconi non cerchi colpevoli. Il colpevole è lui" (Bersani)
Ora c'è da tenere solo i nervi saldi" (Enrico Letta).
"È inimmaginabile che il piano di rilancio della compagnia possa avvenire contro la volontà della maggioranza dei piloti e degli assistenti di volo" (Epifani)

Quest'ultima affermazione è assurda perché il compito del sindacato non è di sobillare i lavoratori. Un'azienda si basa su equilibri di bilancio in grado di garantire il profitto, mentre il compito del sindacato è difendere il lavoro dei lavoratori e migliorare la remunerazione del lavoro che però sono in funzione del bilancio e della redditività dell'azienda.

E’ facile e comodo cavalcare l’onda dell’antiberlusconismo, o pensare che la colpa sia della parte politica opposta alla simpatia, in realtà la colpa è del sistema e che tutti hanno perso.
Il falso bipartitismo, che si sta facendo strada in Italia, serve solo a nascondere il fallimento del sistema repubblicano.
Bisogna abbandonarlo, non ha senso votare a sinistra o destra per poi rimanere sempre insoddisfatti e continuare a dare credito alle stessa classe politica che ha rovinato il nostro Paese.
Per uscire da questo tunnel, si deve ragionare senza farsi corrompere dalla propaganda del Potere e guardare la realtà da altre angolature.

Alcuni sostenevano che in Italia le risoluzioni governative del caso Alitalia, guidate da berlusconi o Prodi, andavano contro il liberismo.
Sembra proprio che in questa repubblica il liberalismo è sempre rievocato solo a parole, i governi non sono in grado di liberalizzare il mercato, i veti incrociati tra le varie caste che pullulano in questa repubblica impediscono la modernizzazione del Paese.
A questo punto bisogna pensare che si debba vendere la compagnia a pezzi al miglior acquirente perché possa nascere qualcosa di buono, cioè una compagnia di bandiera di cui non ci dobbiamo vergognare?

Siamo all’assurdo che la CGIL e i piloti, dicendo di no all'ultima offerta della CAI, si stanno dimostrando più vicini al liberismo del governo berlusconi.
Infatti questo probabile fallimento causerà la "distruzione creativa" che appartiene alla dottrina liberale, la quale sostiene che solo la caduta delle pessime compagnie fa avanzare le migliori per soddisfare il consumatore.
A questo punto, Epifani è diventato un emulo nascosto della Thatcher ?
Ragionando meglio, Epifani ha ceduto al veto imposto dalla sinistra e probabilmente ha prenotato un posto parlamentare per le prossime elezioni, ha preferito la politica dimenticando i lavoratori e gli interessi dei lavoratori.
Non si è reso conto però che la rottura finale delle trattative su Alitalia segna un punto di svolta nelle relazioni sindacali, il fallimento dell’Alitalia è anche il fallimento del sindacato confederale, la cosiddetta triplice, adesso la divisione tra i sindacati è irreversibile, l’unità sindacale è un ricordo.

L’aspetto positivo della vicenda è che forse adesso potrà nascere un nuovo sindacato che abbandoni le visioni legate ancora al comunismo, alla lotta di classe, allo statalismo, al sindacato come servizio di una parte della politica. Questo passaggio non è facile, la profonda crisi nella quale si trova la sinistra è ancor più accentuata all'interno dei sindacati che considerano ancora lo stato come la mucca da mungere, la risorsa dove trovare i denari per far sopravvivere aziende inutile e che non hanno mercato.

In questa repubblica ci sono solo tante caste - quella dei politici, dei sindacati, dei giornalisti, degli intellettuali, dei magistrati, ....- ed anche l’Alitalia è stata sbranata da queste caste che hanno distrutto la compagnia di bandiera dei voli.
Comincio a pensare che Berlusconi sia un falso liberista che per mantenere il potere fa gli interessi delle caste, degli imprenditori e dei burocrati di stato. (l'accordo con Colaninno è lampante)
Non ne parliamo poi di Prodi, che è il burocrate europeista che svenderebbe l’Italia all’Europa.

In questa repubblica non c'è più l'etica, il senso del bene comune, il valore essenziale della Patria, non esiste un vero Stato che fa gli interessi degli italiani.
Anche i sindacati non fanno gli interessi dei lavoratori ma fanno anche loro politica per proteggere i loro privilegi
Come al solito, non c’è nessuno che chiede scusa degli errori compiuti. L’Alitalia fallisce per colpa di tanti, i quali continuano ad alzare la voce e litigare tra loro, fregandosi dei poveri lavoratori.

La vicenda alitalia deve farci riflettere, la situazione è talmente grave che non dobbiamo preoccuparci dei lavoratori di Alitalia ma della intera Italia.
Il paese è stanco di questa classe politica, del teatrino in tv, dello scaricabarile. Si deve tornare a fare Politica, a misurarsi su proposte vere. Di leaderismo si può colpire ma si può anche morire.
Il fallimento di Alitalia è colpa del sistema repubblica, sia di chi l’ha gestita, sia dei sindacati che hanno permesso che venisse usata come parcheggio, sia dei vari governi che non hanno avuto la forza di sistemare la situazione.

Rimane solo l'inquietudine ed il terrore che da questo disastro annunciato non nasca chiarezza e modernizzazione del nostro Paese, insomma che il regime repubblicano riesca ancora una volta ad oscurare ed inghiottire tutto.

lunedì, settembre 15, 2008

Re Umberto II




15 SETTEMBRE 1904: NASCE RE UMBERTO II

Umberto II, Re d’Italia

Nato a Racconigi il 15 settembre 1904
Sposato a Roma l’8 gennaio 1930
Luogotenente Generale del Re il 5 giugno 1944
Re d’Italia dal 9 maggio 1946 al 18 marzo 1983

giovedì, settembre 11, 2008

Storia dell 8 settembre 1943

Per integrare la discussione pubblicata ieri in questo blog, riporto un articolo che ho trovato nella blogosfera.

Per capire davvero la Storia tutti dovrebbero cercare di distinguere i fatti dalla propaganda.
Stupisce il fatto che molti, e mi riferisco soprattutto ai giovani che in genere dovrebbero ribellarsi allo status quo ed al Potere, sembrano accettare la storia del periodo dal 1943 al 1946 raccontata ed imposta dalla repubblica, senza chiedersi se poi sia vero o no.

D'altronde si sa che la repubblica e' un fallimento dal punto di vista politico, sociale, economico, ci sono troppe cose che non funzionano.
Spesso si dice che la repubblica non ha credibilta', che le istituzioni sono lontane dagli italiani, e quindi vi chiedo :
Come si fa a credere che la storia insegnata da questa repubblica, ed in particolare a cio' che si dice sulla Monarchia, sia poi la verita?

LA VERITA’: GLI ORDINI C’ERANO

A Re Vittorio Emanuele III viene spesso rivolta l’accusa di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio.
In realtà le cose andarono diversamente.
Una premessa indispensabile in ogni Monarchia Costituzionale ( in ogni Repubblica) il Capo dello Stato, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nell’azione di comando.
Il motivo è molto semplice: anche quando un Sovrano od un Presidente hanno una formazione militare, è evidente che il comando delle forze armate deve essere affidato alle persone più tecnicamente preparate in materia, cioè agli ufficiali di carriera. Tutt’al più, il Presidente od il Re intervengono in situazioni d’estrema gravità, quando sono in gioco i destini della Nazione. Anche in questi casi, però, si limitano a prendere poche decisioni, quelle principali, lasciando ovviamente ai quadri dell’esercito la loro esecuzione.
Fu così non solo dopo il 25 Luglio 1943, con la decisione dell’armistizio, ma anche, per esempio, nel Novembre 1917, quando Re Vittorio Emanuele III impose agli alleati francesi e britannici la sua decisione di arrestare l’offensiva germano-austro-ungarica sulla linea del Piave. In entrambi i casi, il Re salvò la Patria da ben più tristi destini.
Fra i tanti esempi stranieri accenniamo a quello russo: alla fine del 1915, in piena prima guerra mondiale, lo Zar Nicola II decise di assumere direttamente il comando dell’esercito, in grave difficoltà. Lo Zar si trasferì al quartier generale e supervisionò la condotta delle operazioni, lasciando naturalmente ai militari di carriera le decisioni tecniche. Da quel momento, le truppe russe non fecero più un passo indietro.

Tutto crollò, invece, con il colpo di stato repubblicano. Al di là della bontà delle decisioni prese dal vertice dello Stato, è evidente che il risultato finale dipende moltissimo sia dai vincoli imposti dalle situazioni di fatto sia dal modo in cui le decisioni del Capo dello Stato vengono messe in pratica.

Torniamo ora al tema specifico di questo articolo:

1) La possibilità che i tedeschi aggredissero l’Italia subito dopo la proclamazione dell’armistizio era ben nota a tutti i militari Italiani, soprattutto agli ufficiali superiori. Naturalmente, non vi era la certezza che ciò sarebbe successo, ma, giustamente, lo si riteneva estremamente probabile.

2) D’altra parte, è evidente che, in virtù del patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non potesse arbitrariamente voltare i cannoni in faccia ai tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli anglo-americani. Quando venne compilato il proclama che il Maresciallo Badoglio lesse alla radio la sera dell’8 Settembre 1943, ci si rese conto che non si poteva ordinare di attaccare i tedeschi. Bisognava invece impartire ordini per il caso in cui i tedeschi avessero attaccato per primi. Ecco dunque il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”. Un significato del resto ben chiaro anche a semplici soldati, come abbiamo avuto modo di verificare in base a testimonianze dirette. D’altra parte, cessate le ostilità con gli anglo-americani, quale avrebbe potuto essere questa “altra provenienza”, se non quella tedesca? Ricordiamo anche che già il 26 Luglio 1943 le armate di Hitler avevano oltrepassato il Brennero, spingendosi in Veneto ed in Liguria, verso il centro dell’Italia. Gli attacchi a unità italiane cominciarono la notte dell’8 settembre.

3) Ma c’è molto di più. Nella sostanza, tenendo conto del rapido evolversi della situazione, l’ordine di resistere ai tedeschi era già stato impartito con il Foglio 111 CT di metà agosto, con la memoria OP 44 (e relativo e relativo ordine applicativo (diramato da tre ufficiali superiori di Stato Maggiore del Comando Supremo, situato a Monterotondo, che telefonarono personalmente l’ordine, “in telefonia segreta”, a tutti i Comandi ai quali era stata inviata la OP 44 - cfr. Torsiello, in “Rivista Militare”, la rivista ufficiale dell’Esercito, 3 marzo 1952), con la memoria OP 45 e con i promemoria n. 1 e 2. Fu infine confermato sia dal telegramma 24202, indirizzato a tutti i comandi periferici alle ore 02,00 del 9 settembre, sia dall’ordine impartito dal Comando generale di Brindisi l’11 settembre.
Gli ordini, perciò, c’erano e infatti furono eseguiti eroicamente in moltissimi casi. Basti ricordare, per ora, che intere divisioni li eseguirono, come risulta anche dal diario ufficiale di guerra tedesco per il 1943. Citiamo, ad esempio, la “Venezia”, la “Taurinense”, l’ ”Ariete”, la “Bergamo”, la “Acqui”, la “Piave”, la “Pinerolo”, la “Perugia” e la “Firenze”.

4) Ma vi fu chi preferì non eseguire questi ordini, approfittando del clima di confusione, peraltro inevitabile, di quel momento. E per giustificarsi inventò la favola della loro mancanza, ben presto sfruttata (in chiave propagandistica anti-monarchica) da CLN, comunisti, R.S.I. e nazisti e poi perpetuata nei decenni seguenti da molti divulgatori conformisti.

In conclusione: gli ordini c’erano. Fu solo la propaganda anti-monarchica che affermò il contrario, contribuendo tra l’altro a coprire chi aveva preferito non compiere il proprio dovere

I RESPONSABILI CAV. ORAZIO MAMONE, RODOLFO ARMENIO

caserta24ore

martedì, settembre 09, 2008

8 settembre

Come ogni anno l’interpretazione dell’8 settembre imposta dal regime repubblicano continua ad essere occasione di polemiche e di divisione tra gli italiani.

Basta leggere le dichiarazioni dei vari politici per rendersi conto che ognuno continua ad interpretare la storia in una maniera diversa dagli altri, ognuno utilizza la Storia seguendo la propria convenienza politica.
Sul palco d’onore La Russa, Ministro della Difesa, Napolitano, presidente della repubblica, ed Alemanno (sindaco di roma) hanno difeso i personali orientamenti politici di riferimento.

Anche se ormai il fascismo e comunismo sono finalmente superate, i politici giornalisti ed intellettuali continuano a vedere attraverso queste ideologie, si ha la sciocchezza di usare occhiali non adatti ai propri occhi che deformano la realtà.

Quello che sugli occhi ci ha messi queste lenti deformanti è la repubblica, il quale padrone delle istituzioni, scuole, TV e giornali ha insegnato la storia secondo quello che gli conveniva.

A parte il fatto che in Italia ci sono sempre troppi post fascisti e post comunisti che si comportano come reduci di una guerra persa, bisogna registrare e capire un fattore devastante che impedisce una vera pacificazione e Storia comune.

Con questo intendo dire la modalità con la quale la repubblica ha preso e mantiene il potere, cioè quei gravissimi errori, violenti e di parte, che ha compiuti e continua a compiere.

Ricordo subito, ma solo per chiudere subito questo argomento, i brogli del referendum istituzionale del ‘46 tanto che non si proclamò la vittoria (?) della repubblica.

Andando oltre, un altro fattore che impedisce di sentirsi tutti uniti è la chiara volontà politica di intendere la repubblica come una istituzione rivoluzionaria, di rottura con il passato, non solo con il regime fascismo ma anche con la monarchia.

L’errore più grave è stato quello di considerare la monarchia e fascismo come la stessa cosa, con la chiara intenzione di cancellarli ambedue, dimenticando però che si falsifica la realtà e poi, così facendo, si indebolisce anche quei valori essenziali come il risorgimento, la tradizione, l’unità, la Patria.

Si sbagliano alcuni intellettuali appartenenti al regime repubblicano (come Galli Della Loggia) che considerano l’8 settembre la morte della Patria, secondo me invece quello che ha ucciso la Patria è stata la repubblica, intesa come istituzione rivoluzionaria che ha diviso gli italiani in due e che ha appunto colpito anche l’altra istituzione (monarchia) che invece fu essenziale per l’Italia.

Insomma il passaggio dalla monarchia alla repubblica è avvenuta in un momento sbagliato, dopo una guerra persa è troppo pericoloso modificare la istituzione, ha diviso gli italiani, ha falsificato i risultati del referendum.

Inoltre visto che la II guerra mondiale aveva sconfitto solo una delle due ideologie, la seconda (comunismo) potè continuare ad agire tanto che in Italia il passaggio verso la repubblica fu dominata dai comunisti.

Un pò per stanchezza e per paura di proseguire la guerra, a Yalta i vincitori decisero di dividere il mondo in due (USA URSS) ed in questo contesto nacque la costituzione repubblicana.
Non si deve dimenticare che la costituzione repubblicana è figlia della guerra e delle ideologie, è stata anche un esperimento internazionale (le pressioni degli USA e URSS), ed in questo contesto era inevitabile che fosse un fallimento, è una carta costituzionale non amata e rispettata dagli italiani.

Nel suo intervento Napolitano ha affermato che l’8 settembre è stato essenziale per la rinascita del nostro paese, ha reso possibile la resistenza, ed in particolare ha voluto ricordare i militari che rifiutarono la RSI .

Peccato però che napolitano ha dimenticato che la rinascita fu resa possibile da Re Vittorio Emanuele III che, sempre fedele allo Statuto Albertino, potè sostituire mussolini con un altro governo.
Peccato però che napolitano ha dimenticato che tutti questi militari difesero l’Italia rimanendo fedeli al Re.

Che tristezza e squallore vedere un capo di stato che ricorda solo quello che gli conviene e dimentica altro.
Che tristezza e squallore vedere un capo di stato che divide gli italiani.

Purtroppo dobbiamo ancora subire le lezioni della propaganda repubblicana, la lezioncina del Re in fuga,i Generali in balia dei tedeschi senza ordini, delle sofferenze provocate per questo alla popolazione ed alla morte dello Stato e dell’Italia.

Solo abbandonando questa repubblica da operetta, in Italia sarà possibile abbandonare questa propaganda per riscrivere la Storia con la “S” maiuscola.

Quando?

sabato, settembre 06, 2008

euroscetticismo e napolitano

Invece di preoccuparsi della decadenza del nostro Paese, della povertà dilagante tra gli italiani, della mancanza di punti di riferimento, napolitano si preoccupa delle prossime elezioni europee perchè si è diffuso un certo euroscetticismo.

Secondo napolitano i governi nazionali dovrebbero spiegare ai cittadini l'importanza dell'Unione e non dovrebbero fare polemiche sulla burocrazia eccessiva.

Innanzitutto napolitano dovrebbe chiedersi perchè ci sia questo euroscetticismo e se è giusto che ci sia questa eccessiva burocrazia.
Inoltre, a parte l'eccessiva azione politica svolta dalla persone che invece non dovrebbe fare politica, mi sembra che il presidente della repubblica si dimostra lontano anni luce dalle vere necessità ed interessi degli italiani.
Agli italiani interessa che ci sia lavoro, benessere, uno stato efficente, ed una classe politica corretta e capace di svolgere il proprio mestiere.

E poi una domanda.
Come si può dire la verità ai cittadini se si nasconde la realtà e si impedisce agli italiani di esprimere, ad esempio con un referendum, la loro adesione alle decisioni prese dalla casta dei politici ?


Napolitano: "Sono preoccupato per le elezioni europee"

COMO - "Guardo anch'io alle elezioni europee con apprensione perchè nei nostri Paesi si è diffuso un certo euroscetticismo". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, collegato in video conferenza con il workshop Ambrosetti a Cernobbio. "Non c'è dubbio - ha spiegato Napolitano - che c'è il maggiore o minore scetticismo è legato alle risposte che l'unione sa dare". L'appello del capo dello Stato è chiaro: i governi nazionali spieghino ai cittadini l'importanza dell'Unione e non usino l'Ue come alibi: " Non si possono fare polemiche sull'eccesso di regolamentazione o sul carattere burocratico delle direttive europee nascondendo ai cittadini che nessuna direttiva è stata approvata senza il consenso dei governi. Bisogna saper fare un discorso di verità ai cittadini".

larepubblica

martedì, settembre 02, 2008

Calcio, treni, tifosi, polizia, stato



Ecco cosa è successo alla prima domenica del campionato di calcio.

Nella Stazione Centrale di Napoli una frotta di tifosi inferociti, con il volto coperto e senza aver pagato il biglietto, pretendono ed ottengono il posto di chi aveva il biglietto del treno, il tutto è permesso dalla polizia che ha fatto scendere i detentori del biglietto per far posto agli ultrà dietro promessa di un altro treno...

Una scena assurda : i passeggeri vengono minacciati brutalmente e costretti a scendere dai vagoni perché alcuni tifosi volevano raggiungere gratuitamente Roma per assistere alla partita di calcio.

Un'ordinanza urgente della Prefettura di Napoli ha prescritto a Ferrovie dello Stato, per motivi di ordine pubblico, la partenza alle 12.29 da Napoli Centrale del treno Intercity Plus 520 (Napoli - Torino) con a bordo un migliaio di sostenitori del Napoli Calcio diretti a Roma.

Ora immaginate la scena. Siete tranquillamente seduti sul treno in attesa che parta. Per caso avete un figlio malato, dovete recarvi all’Ospedale, oppure dovete andare a lavorare o tornare a casa dopo le vacanze, bene lo stato vi obbliga a perdere il treno per facilitare coloro che non hanno il biglietto.

E non basta, perché coloro che sono rimasti sul Napoli-Torino hanno assistito alla sistematica devastazione operata dai violenti, che hanno provocato danni gravi a tutte le vetture, nel breve tragitto tra Roma e Napoli l’ira funesta degli invasati si è abbattuta sulle carrozze provocando danni da centinaia di migliaia di euro.

E non basta. Arrivato a Roma, gli ultrà scendono e l’Intercity Plus 520 viene giudicato troppo malconcio per proseguire e quindi ai poveri passeggeri regolari non resta che scendere e attendere una coincidenza per Torino. I “tifosi” ripeteranno la scena al ritorno dallo stadio, pretendendo ovviamente di tornare a casa, e sempre gratis.

Il delirio allo stato puro, dei violenti hanno sequestrato un treno, hanno viaggiato gratuitamente, hanno devastato un convoglio dei cittadini e lo stato repubblicano ha permesso tutto questo scempio prendendo in giro chi aveva pagare il biglietto

Quello che è accaduto è una giornata di ordinaria follia che spesso dobbiamo subire di assistere in Italia.

Il fenomeno degli ultrà è un’anomalia tutta italiana perché negli altri paesi dell’Europa non si vede nulla di simile.
L’unico paese che ha avuto un problema simile a quello italiano è stata il Regno Unito degli hooligan, che però con una legge sono riuscito a stroncare il fenomeno.

Evidentemente la repubblica italiana non riesce neanche a copiare una legge valida, come quella appena ricordata, perché sarebbe troppo efficace, noi purtroppo viviamo in una paese non normale (repubblichetta ..)

Il calcio c’entra ben poco, c’entra invece, e molto, lo stato repubblicano. Un paese impotente di fronte alla criminalità, assoggettato alle mafie, ai prepotenti impuniti.


E’ il senso di impotenza che lascia amareggiati. E’ quella sensazione di impunità diffusa che sembra impossibile da estirpare, in cui sguazzano tutti i furbetti, dai livelli più infimi (tifosi) ai livelli più alti (vedi il Parlamento).

I fatti e le scene assurdi che succedono, ad esempio nel calcio, sono i segnali della degenerazione dello stato repubblicano che non ci permette di pensare ad un futuro migliore

Lo stato protegge i violenti ed i furbi
Un’altra vergogna della repubblica.

LA RABBIA DEI 250 DIRETTI A TORINO. TRENITALIA: la prefettura ci ha detto DI FAR PARTIRE L'ic

Napoli, tifosi padroni del treno
Petardi e fumogeni anche a Termini

I supporter azzurri diretti nella Capitale «sfrattano» i passeggeri. Quattro dipendenti delle Fs contusi, 500 mila euro di danni alle carrozze

NAPOLI - E' stato un vero e proprio assalto al treno, in mattinata, alla stazione di Napoli. Spintoni, tensioni, urla: così per oltre tre ore l'Intercity Plus 520, diretto a Torino, è rimasto sotto assedio di oltre mille tifosi azzurri che volevano raggiungere la capitale per la partita con la Roma, anche senza biglietto. I tafferugli hanno raggiunto il culmine quando un folto gruppo di ultras, privo del biglietto di viaggio, ha forzato i cordoni di controllo predisposti dalle Ferrovie dello Stato in collaborazione con le Forze dell'ordine ed è salito con la forza sul treno, azione che ha provocato la contusione di quattro dipendenti delle FS. Il tutto davanti ai passeggeri allibiti. I passeggeri dell'Intercity, quando si sono resi conto della situazione, non hanno avuto altra scelta che scendere dal treno. Nella stazione erano presenti centinaia di agenti, anche in assetto antisommossa. Una settantina di supporters, con regolare biglietto, sono partiti con l'ICP 586 delle 10.24. Ma la maggioranza dei tifosi insisteva per partire con lo stesso ICP 520: inutili gli sforzi del personale Fs. Alla fine, un’ordinanza urgente della Prefettura di Napoli ha prescritto alle Fs, per motivi di ordine pubblico, la partenza dell'ICP 520 alle 12.29, con un migliaio di tifosi a bordo.

250 PASSEGGERI «SFRATTATI» - Sono stati circa 250 i passeggeri che, a causa delle intemperanze dei tifosi del Napoli, hanno dovuto lasciare l'Intercity plus 520 e viaggiare a bordo di altri treni. Solo in cinquanta, infatti, secondo una stima di Trenitalia, hanno potuto continuare il viaggio. Anche per loro, comunque, disagi con una partenza che ha accumulato oltre tre ore di ritardo. Sovraffollato anche il treno dei tifosi che ha viaggiato con circa 150 passeggeri in più rispetto alla normale capienza, nonostante fossero state aggiunte anche altre quattro carrozze in previsione del forte afflusso di passeggeri. Trenitalia, anche ieri, aveva ribadito ai tifosi l'appello a non utilizzare il treno per recarsi a Roma, in virtù del fatto che domenica è una giornata da «bollino rosso» anche per il trasporto ferroviario in considerazione dei rientri dalle vacanze.

CARROZZE VANDALIZZATE - Il treno ha subito gravi ritardi, ed è partito solo dopo le 12.30. Saliti sul treno, i tifosi hanno vandalizzato 11 carrozze, causando oltre 500 mila euro di danni. Nel corso del viaggio i tifosi hanno anche azionato inutilemente, per tre volte, il freno d'emergenza, bloccando il viaggio del convoglio. Il treno è stato fermato a Roma, in quanto non c'erano più le condizioni per il suo proseguimento verso Torino: i passeggeri che dovevano continuare il viaggio sono stati fatti salire su un altro convoglio.

PETARDI E FUMOGENI A ROMA - Alla stazione Termini, i tifosi azzurri, al loro arrivo, hanno lanciato petardi e fumogeni. Stessa scena durante la sosta in attesa del ritorno: i tifosi non volevano pagare il biglietto. Allo stadio Olimpico, incappucciati, hanno sfondato cancelli e fatto esplodere ancora petardi. Cinque, in tutto, gli arrestati, a vario titolo e di diverse tifoserie. Un tifoso del Napoli è stato arrestato perché notato a bordo di un bus diretto alla stazione con un coltello in mano. I tifosi sono stati fatti ripartire da Roma alle 21:36 con un Intercity a cui sono state aggiunte cinque vetture, come richiesto dalla Questura di Napoli per questo e altri convogli diretti a Napoli. In stazione i tifosi sono stati tenuti sotto controllo da forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa.

QUESTORE: «CAPIENZA INSUFFICIENTE» - C'era anche il questore di Napoli, Antonio Puglisi, alla stazione di Napoli, che ha detto di aver parlato con i tifosi spiegando che tutti erano «regolarmente muniti di biglietto». «Era una giornata particolare per Trenitalia che ha dovuto fare i conti con una disponibilità non immediatamente sufficiente - ha detto Puglisi - i numeri non ci hanno aiutato, la capienza non sufficiente subito ci ha creato qualche problema di gestione della folla».

PASSEGGERI BEFFATI - «Una stazione sotto assedio per colpa di una partita di calcio». È la rabbia dei passeggeri dell'Intercity. Stanchi e provati dall'esperienza ma soprattutto inferociti per essere stati «cacciati» dal loro convoglio le persone che avrebbero dovuto partire da Napoli per Torino, commentano increduli l'assalto dei tifosi, che li ha convinti ad accogliere la richiesta di Trenitalia, ossia scendere dal convoglio per far posto ai supporter azzurri. «Una scena incredibile», racconta Cinzia Vettosi, in viaggio con due bambini: «Ho avuto finanche paura di scendere dal treno, di fronte a centinaia di tifosi che inveivano pretendendo di salire, in un'atmosfera che è facile immaginare». Daniela Terrazzano, impiegata, deve tornare a Torino per riprendere domani il lavoro dopo le ferie: «Dovevo partire alle 9.24, ho già perso oltre tre ore e non so quando potrò prendere il prossimo treno. Scendere? In pratica non c'erano alternative: prima i tifosi hanno cominciato a chiedercelo urlando, poi sono saliti sul treno gli addetti di Trenitalia ribadendo la richiesta. Cosa dovevamo fare?». Alcuni passeggeri hanno reagito urlando contro l'assedio. Tra loro la signora Anna R., in viaggio con il figlio che deve essere visitato all'ospedale Gaslini: ha pianto e gridato all'indirizzo dei tifosi. Anche lei, comunque, ha abbandonato l'Intercity in attesa di una successiva partenza.

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